Arriva Giugno
E io mugugno
L’arsura
Si fa dura
Ho bisogno
Di villeggiatura.
Così di fronte ad un’anguria
Del chiosco di Gennaro
Io, Ruggero e Rocco
Optiam per la Liguria.
La domenica seguente
Alle sette di mattina
È nostro il treno partente,
la Liguria s’avvicina!
Spotorno, Ventimiglia
Ma non erano solo Vie? (1)
Peccato per la griglia
In spiaggia solo biglie.
Arrivati alla spiaggia
Rocco dice: “Mannaggia”
“Che c’è?”, dico io,
“Che tope, p…o dio!”
“Dove ci mettiamo?”,
Ruggero si domanda,
“La spiaggia è una vasta landa,
bisogna che riflettiamo”
“Guarda là”,
esclama Rocco,
“tre tipe, zio fà!”,
ma lo blocco.
Dico io “osserva bene,
Non vedi i lor ragazzi?”,
“guarda che son cazzi,
e sfamar voglio il pene”.
E come Rossi
Quando supera Melandri
Io lo percossi
Facendolo tornar nei ranghi.
“Piuttosto, che ne dite
di quelle due tipe?”.
Così ci stendiamo
e subito ci mostriamo.
Allora inizio io
A narrar della mia Punto,
Regalo di mio zio,
col motore aggiunto.
Poi tocca a Ruggero
Di cui son molto fiero
Per la sua particolare andatura
E l’ennesima bocciatura.
Rocco, poi, è una garanzia
Per i problemi con la polizia
Due anni e nove mesi
Per avergli offesi.
La favella ha un risultato:
Infatti la ragazza ha sorriso,
Sarà per il mio viso,
Tutto l’anno abbronzato.
Ma della tipa il sorriso
Diventa un vero riso:
sarà per il mio occhiale,
un po’ particolare.
Ma il riso insistito e fastidioso
Diventa veramente fragoroso
e si fa anche generale:
e la rabbia sale.
E dico un po’ in affanno:
“Non lavoro tutto l’anno,
Come un mulo,
per farmi prendere per il culo”.
“Cazzo ti guardi?
Cazzo ti ridi?”
Per me sarà una fissa
Ma finisce sempre in rissa.
Adalberto Ciaccio
(1) L’autore cresce in una zona periferica di Torino, per l’appunto tra Via Ventimiglia e Via Spotorno, zona che fortifica nel Ciaccio il desiderio di evasione dalla realtà.
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